Ho vissuto per anni con la convinzione che essere donna significasse essere femmina, ed essere femmina, a mio sentire, era totalmente incommensurabilmente sbagliato. Non so perché, ma alcune di noi (e neanche così poche) nascono con questa credenza impressa nel dna. Saranno stati i secoli di patriarcato o generazioni in cui il femminile veniva oppresso e invalidato, sta di fatto che non puoi fare altro che sentirti fuori posto e inadeguata. Devi fare un bel lavoro di pulizia per uscire da quello stato embrionale che lascia a metà tra una femmina e un maschio. Pensiamoci un attimo: cos’è richiesto alle donne? Come si presuppone che ci comportiamo? Dobbiamo essere generose, materne, accoglienti, gentili, brave ragazze, accondiscendenti, ma anche instancabili lavoratrici, angeli del focolare, madri (e non solo dei nostri figli), senza peli sul corpo mi raccomando, ben pettinate, sempre vogliose e soprattutto lineari; ci viene chiesto di correre, di non lamentarci, di non perdere colpi perché il mondo, si sa, è maschio. E così ci siamo trasformate in uomini su tacchi a spillo. Quando all’età di undici anni mi è stato fatto dono del menarca, nessuno è stato in grado di spiegarmi il vero significato delle mestruazioni. Il mestruo per me è stato dolore, vergogna, taboo, fastidio, qualcosa semplicemente da accettare e da sopportare. Ho considerato il sangue che ogni mese esce dal mio corpo come una maledizione, anziché come aspetto sacro della vita quale è. D’altronde i maschi non sanguinano, no? Mi ricordo l’immensa vergogna che provavo quando mi sporcavo i pantaloni perché l’assorbente non era sufficiente a contenere il flusso, degli sguardi, dell’imbarazzo, del “mi controlli se mi sono macchiata?” bisbigliato alla compagna di banco mentre con nonchalance le mostravi il di dietro. Anni e anni in compagnia di un assorbente interno, a riempirsi di antidolorifici fingendo che tutto fosse normale. Sei stanca? Ma certo che no! Posso fare tutto! Affrontare la quotidianità e fare anche la ruota, come c’insegnano le pubblicità. Non fraintendetemi, noi donne abbiamo un potere tale da poter correre una maratona o scalare una montagna mentre sanguiniamo, l’importante è esserne consapevoli. Per moltissimo tempo ho sofferto questa condizione. Mi trovavo in un limbo. Nascondevo un tesoro dentro di me e non lo sapevo. Ho trascorso un periodo che mi è sembrato infinito domandomi cosa significa essere Donna. Ho cominciato a leggere libri e a informarmi sul ciclo mestruale. Mi sono chiesta come funzionasse il mio corpo e mi sono resa conto di non saperlo. Non conoscevo le fasi che mi attraversano né le energie che le caratterizzano. Una notte, accompagnata da un dolore profondo che affondava le radici nell’utero delle mie antenate, tra le lacrime ho posto all’oscurità nuovamente la domanda: cosa significa essere Donna? La risposta è arrivata come una voce lontana, proveniva da una grotta e profumava d’infinito, di roccia e di fuoco. “Essere Donna è essere vita e essere morte. È il buio e la luce. La notte e il giorno. Sangue e lacrime. Istinto e fertilità. Forza e dolcezza. Accoglienza e spietatezza. È integrare e lasciare andare.” Quella stessa notte il mio utero ha parlato: un mestruo potente e incontenibile, liberatorio e purificante. Quello è stato per me un momento di illuminazione, un salto nel vuoto che porterò per sempre nella memoria. Da quel momento in poi è stato un crescendo di benessere e sicurezza, vivendo nel flusso delle energie che compongono ogni mio atomo. Ho imparato a tenere un diario mestruale, annotando giorno del ciclo, fase lunare, sensazioni fisiche, voglie, sogni, avvenimenti. Col tempo è diventato sempre più chiaro come tutto fosse ciclico. Tutto si ripeteva. Mese dopo mese. Ciclo dopo ciclo.
Ho sperimentato sulla mia pelle il potere di creare e di distruggere. Soprattutto ho compreso quanto fosse importante ascoltarmi: ogni fase del ciclo ci dice qualcosa di noi , ci dona energie o ce le toglie, ed ognuna di loro andrebbe vissuta con pienezza e fluidità. Non c’è nulla di sbagliato nel sentirsi stanche, nell’ avere bisogno di solitudine e silenzio. Semplicemente ci sono momenti in cui la nostra Luna è nera e altri in cui è piena e splendente e noi come lei colme di creatività, idee, passione. Un'altra sensazione si è poi lentamente fatta strada dentro di me: il nostro utero è indissolubilmente legato alla Madre Terra. Quattro sono le fasi lunari, quattro le stagioni, quattro le direzioni, quattro gli elementi, quattro le parti in cui il nostro cuore è suddiviso, quattro le fasi del ciclo mestruale. Ogni cosa è collegata e comprendendo appieno tutto ciò, non possiamo fare altro che sentirci esseri magici e sacri, antiche come la creazione dell’Universo, profonde come le viscere del Pianeta. La Natura è ciclica e così siamo noi, ecco perché ci sta stretto questo tempo lineare in cui siamo catapultate ogni giorno fatto di bene e male, giusto e sbagliato, in cui tutto è separato. Nel nostro profondo sappiamo che sotto il gelo invernale riposa un fiore pronto a sbocciare, che nella notte si nasconde il sorriso del giorno, che nel buio brilla la luce, come nel sangue c’è l’impulso della creazione di un nuovo ovulo, scintilla divina. Ecco che allora l’essere Donna assume un significato completamente diverso da quello che ci è stato insegnato e da quello che la società ci impone. Nella memoria che si fa impetuosamente strada nel nostro cuore , ci ricordiamo di noi, di quello che siamo in grado di fare. Ci liberiamo dei tacchi a spillo, dei pantaloni, delle convinzioni e camminiamo a piedi nudi nei boschi. Per la prima volta ci guardiamo con occhi nuovi, pieni d’amore e ci scopriamo abili osservatrici del mondo. Finalmente assaporiamo ogni aspetto del nostro essere, ci facciamo trasportare dalla spontaneità e dalla autenticità, danzando al ritmo della Natura trasformando ogni attimo in un’opera d’arte.
Voglio concludere con una delle mie poesie preferite, che mi conduce da sempre lì, in quel luogo senza tempo e senza forma che è il nostro Sé.
Più felice sono quando più lontana Porto la mia anima dalla sua dimora di argilla In una notte di vento quando la luna brilla E l’occhio vaga attraverso mondi di luce Quando mi annullo e niente mi è accanto Né terra, né mare, né cieli tersi E sono tutta spirito, ampiamente errando Attraverso infinite immensità..